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Le recensioni di Mario
''ALLE ARMI'' DI COLLETTIVO HOMBRE
IL NUOVO SPETTACOLO SUL VALORE ECONOMICO, POLITICO E SIMBOLICO DELLE ARMI
Dopo il fortunato esordio di “Casa Nostra” dove erano raccontate ad un pubblico di ragazzi, in modo originale , senza parole, attraverso l’utilizzo metaforico dei giocattoli le collusioni in Italia negli anni berlusconiani della mafia con il potere politico, il Collettivo Hombre in "Alle armi ", che abbiamo visto al Fabbricone di Prato, si avventura ancora una volta in uno spettacolo squisitamente politico.
”Alle armi “ infatti si pone l’obiettivo di denunciare il valore economico e politico del pericolosissimo traffico internazionale, per lo più nascosto, delle armi, di cui tra l’altro il nostro paese è  l’ottavo esportatore, ma non solo, anche di come le armi facciano parte ormai di un immaginario inconsapevole che porta spesso a minimizzarne la portata . Lo stile è il medesimo dello spettacolo precedente dove viene esplorata in scena “ l’idea del giocattolo nella sua dimensione metaforica, legata all’infanzia che innesca cortocircuiti inquietanti se inserita in contesti “adulti” e impiegata per trattare tematiche politiche cruciali” Diretto da Riccardo Reina che ne è interprete insieme a Angela Forti, Agata Garbuio, Aron Tewelde si pone in scena sempre con l’uso degli oggetti filtrato attraverso diversi linguaggi: dal teatro performativo e d’immagine, al cinema hollywoodiano, al musical, alla televisione, al videoclip, al mondo della moda, a quello dei social, tutto rimescolato dentro la cultura pop.
Le armi si presentano da una parte con la necessità reale o presunta di difendere uno stato, un territorio, i suoi confini, la sua stessa esistenza, dall’altra vi è l’esigenza di alimentarne la vendita fin dall’ Infanzia entrando nell’immaginario ancora in formazione dell’ infanzia, soprattutto ovviamente maschile.
Lo spettacolo si pone in scena attraverso diversi quadri, tutti sormontati da un display in continuo movimento che sciorina per tutto lo spettacolo dati sul traffico delle armi( nella creazione precedente il riolo era stato ovviamente offerto alla televisione che aveva questa funzione). All’inizio “Alle armi” si presenta come un gigantesco supermercato, dove tra i clienti che vi si perdono, il movimento continuo degli scaffali mostra piano piano le armi apparentemente nascoste e invece ben presenti i in un viaggio nel tempo che le ha viste sempre in primo piano. L’ouverture ossessiva della rossiniana Gazza ladra fa da cornice alla distruzione delle ricevute per gli ordini delle armi, ecco poi ricostruite con il lego le Torri gemelle e in parallelo con le immagini del loro crollo; Strauss accompagna un vero e proprio valzer dei Droni (ma tra le musiche ci sono anche Polo & Pan, Fat boy slim e non poteva che non mancare “Sex Bomb” di Tom Jones) ecco poi gli americani in Afganistan che vediamo combattere attraverso un gioco di soldatini. D’impatto infine la sfilata di generali di ogni paese con la valigetta della bomba atomica, in questi giorni di guerra tra Russia e Ucraina molto evocata e per cui è simulata la distruzione dell’umanità . Uno spettacolo, come il precedente, di estrema originalità nel teatro di figura italiano, per sua natura non certo accattivante, sia per l’argomento trattato, sia per il linguaggio di stampo brechtiano, volutamente algido messo in campo, per cui da ammirare e proteggere per i diversi azzardi proposti. Di converso “Alle armi” nei suoi sottotesti ci porta a ragionare anche come le immagini e le informazioni distorte che ci vengono elargite sullo schermo dei Computer e delle televisioni, possano essere allo stesso modo armi micidiali, che bisogna sin da ragazzi, saper destrutturare per renderle inoffensive.

MARIO BIANCHI
LA FOTO DELLO SPETTACOLO E' DI ALVISE CROVATO.

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