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Le recensioni di Mario
Trascorrere due giorni a Reggio Emila da MaMiMo
Tra spettacoli e visioni di futuro
Trascorrere due giorni a Reggio Emilia, durante i nostri curiosi giri teatrali per l’Italia, da MaMiMò, ha rappresentato per noi una salutare immersione nella scena teatrale italiana, forse meno paludata delle altre,ma che agisce in profondità nel tessuto del territorio dove lavora, con un occhio particolare anche rivolto alle nuove generazioni di teatranti. Andrea Buratti e Marco Oscar Maccieri ci hanno accompagnato infatti al Teatro dell'Orologio in occasione del Focus “Progetti emergenti” per assistere a due spettacoli “La decapitazione di Marco Gualco” della compagnia “La corte di Pagobardo” e “ Illiberis – Fiaba per un padre mai nato”, della Compagnia Sesti/Contini, che per altro conoscevamo da tempo.
Ma non solo, siamo stati accompagnati nei nuovi spazi dove MaMiMò, potrà allargarsi tra poco di nuove possibilità con sale dedicate a laboratori e performance : gli spazi rigenerati dell'Ex Caffarri a pochi passi dal Centro Internazionale Loris Malaguzzi e da Reggiane Parco Innovazione, appena fuori il centro città, dietro la stazione principale dei treni. Un luogo in pieno fermento culturale che dovrebbe essere esempio per altre città.

Ma non solo, pochi metri più in là in in un grande auditorium, in occasione dell'anniversario dei 25 anni della creazione di Banca Etica, abbiamo assistito a “Grandi Numeri”
l' ottimo spettacolo di slam poetry, stand-up comedy di Lorenzo Maragoni che avevamo lasciato nella compagnia “Amor Vacui “ e che abbiamo ritrovato come campione del mondo di questo recente modo di approcciare la scena. Colloquiando con gli spettatori , cercando giocosamente di scoprirne in modo accattivante i gusti e le varie identità in “ Grandi numeri “ Marangoni crea un divertente e proficuo rapporto con il suo pubblico capace di riscoprirne il flusso emotivo. Un rapporto che si consuma al di fuori di una tecnologia sempre più invasiva composta solo da dati e da algoritmi che ci ha cambiato in questi anni la vita, dove ognuno di noi in qualche modo viene silenziosamente controllato perdendo la propria identità. Maragoni dopo aver analizzato tutta la problematica alla fine dati alla mano arriva ad una dolente conclusione: “Quando ci saremo conosciuti del tutto, quando saremo diventati dati, che cosa rimarrà di imprevedibile, di inclassificabile? Avrà a che vedere con l'amore? Avrà a che vedere con la poesia?”
Per controbattere tutto ciò l’artista ternano si/ci consola attraverso la poesia della grande poetessa polacca Wisława Szymborska capace come sempre di entrare nei gangli più nascosti dell’animo umano per ridargli dignità.
Al Teatro dell’Orologio invece precedentemente avevamo visto“La decapitazione di Marco Gualco” della compagnia “La corte di Pagobardo” su testo e regia Riccardo Cacace che con un gruppo di ottimi altri attori, Matteo Alfonso, Marco Gualco, Domenico Pinelli, Alex Sassatelli, Susanna Valtucci, provenienti dalla Scuola del teatro nazionale di Genova, ci trasportano in una specie di labirinto kafkiano sul senso di colpa che si risolve nella seconda luminosa parte in un inno all’amore. La vicenda è narrata come in un angoscioso flashback da un uomo davanti al suo boia cercando di comprendere i termini della sua colpa e le sue possibilità di riscatto a cui alla fine solo l’amore può dare risposta.
Il secondo spettacolo, visto sempre al Teatro dell’orologio, invece è stato “Illiberis. Fiaba per un padre mai nato “della compagnia formata dall’attore e drammaturgo  Alessandro Sesti e dalla multiforme musicista Debora Contini, qui in tandem con Filippo Ciccioli con la regia di Francesco Bianchi e alle luci il fido Marco Andreoli . Lo spettacolo di natura post drammatica invece è un apologo fiabesco sulla possibilità di avere un figlio in un mondo siffatto come il nostro, tra guerre all’orizzonte , precarietà del lavoro e con il clima impazzito per colpa dell’uomo. Ma cosa accadrebbe se il mondo, all’improvviso, avesse un’inversione di tendenza? Interagendo con la musica, parlando con il pubblico e con una fata cattiva, tra fiaba e realtà, muovendo anche con arguzia e perizia un piccolo, tenero burattino, a forma di drago (vero protagonistia dello spettacolo) Sesti cerca ardentemente risposte possibili di speranza che alla fine fanno teneramente capolino. Due spettacoli diversissimi tra loro ma che testimoniano la vivacità di una nuova generazione di artisti che faticosamente ma con grande pervicacia e ardore cerca di avere un suo posto nella pur respingente galassia teatrale del nostro paese.

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