In questo modo si rivela Francesca Astrei in “Io sono verticale”, spettacolo vincitore a Gualtieri di" Direction Under trenta" del premio della giuria e di quello internazinale Yats Project, con un pensiero anche a una poesia di Sylvia Plath, perchè, a ben pensarci, l'uomo, la donna, gli esseri che vengono percorsi dalla depressione , assomigliano davvero a quel Lazzaro a cui Gesù sussurrò quelle parole che divennero subito famose : “Alzati e Cammina “, anche se poi quel cammino, aggiungiamo noi, risulterà più che mai faticoso, zoppicante e sempre in preda poi a ripensamenti.
Francesca, dopo essersi alzata dalla sedia che l'ha vista all'inizio con il viso chinato, ci si presenta davanti sussurrando “I hurt myself today, to see if I still feel..... oggi mi sono ferito da solo...per vedere se ero ancora in grado di sentire..e mi sono concentrato sul dolore”; così canta Francesca ritrovandosi stesa a terra, “orizzontale”.
Perchè è proprio cosi che accade a chi è caduto in depressione : vi è così imprigionato che solo in quel mondo isolato e buio che si è costruito per combatterla si sente al sicuro. In questo modo è fatica sprecata per chi sta intorno cercare di farlo uscire da quel torpore, per lui così benefico . E così il dolore si propaga anche a chi sta vicino.
L'attrice, poco dopo, parlando al maschile, in prima persona, diventa Lazzaro di Betania, che seppur continuamente invitato ad uscire, niente meno che da Gesù ,
tentenna, volendoci quasi dire” Sono vivo solo da morto”
Intanto tutta la vita brulica intorno a
lui con i personaggi che ci sono tramandati dal Vangelo: le sorelle
Marta e Maria, la madre di Cristo con quel suo piangere accorato,
Maddalena, il bambino Beniamino che non capisce i fatti che gli si
svolgono intorno, i discepoli con Pietro, Giovanni che prende appunti
per tramandare l'episodio, Giuda con la sua continua richiesta di
soldi e perfino una pecora, l'agnello di Dio, perfettamente
delineati dalla narratrice, pur nella loro matrice ironica, ci
arrivano nella loro intima essenza per consegnarci tutti gli sforzi
di chi vorrebbe che Lazzaro, tornasse alla vita.
Francesca Astrei in un turbinio di emozioni che scarica in modo coinvolgente sul pubblico con grande e misurata maestria narrativa ci porta tra l'ironico e il poetico negli abissi dello stato depressivo. Alla fine il microfono comincia a risalire verso l’alto e Francesca in punta di piedi cerca di raggiungerlo per portare la voce che però non riesce ad uscire, ma ci è sembrato di notare che vi sia qualche passo verso, dentro, di noi, che ci suggerisce qualche filo di speranza.......
MARIO BIANCHI