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le recensioni di mario
COLPI DI SCENA 2025
DAL 22 AL 25 SETTEMBRE TRA FAENZA E FORLI'ORGANIZZATO DA ACCADEMIA PERDUTA
Ogni due anni non ci lasciamo perdere mai l'occasione che Claudio Casadio e Ruggero Sintoni di Accademia Perduta / Romagna Teatri, in collaborazione con l’Associazione Teatri Emilia Romagna (ATER) con “ Colpi di scena” ci offrono per scandagliare alcune delle direzioni in cui si muove la nuova scena italiana.
Anche quest'anno abbiamo visitato per tre giorni questa benemerita iniziativa in un 'edizione in verità un poco sottotono rispetto a quella scorsa, ma in perfetta relazione a come va il mondo teatrale che quest'anno, secondo noi, ci ha donato poche grandi soddisfazioni. Siamo comunque stati testimoni nei nostri primi 3 giorni di permanenza di 12 creazioni che documentano pienamente l' estrema vitalità del teatro di ricerca italiano di artisti e artiste che, seppur contro il vento contrario che spira verso il loro mondo non solo professionale, si sono messi con coraggio ad affrontare questa arte così poco riconosciuta, ma capace sempre di ridonarci le contraddizioni del tempo presente. In questo senso sono state appassionanti le riflessioni e gli sfoghi sortiti dalle giovani compagnie, durante l'incontro incentrato “sul lavoro teatrale” avvenuto in dialogo con la studiosa Renata Molinari.
12 spettacoli, abbiamo detto, di solida struttura, ma che, a nostro avviso, non sempre conservavano quello scatto finale necessario per riconsegnarci del tutto e in modo profondo il sangue delle ferite che volevano rimarginare.
Diverse comunque le immagini che conserveremo nella memoria, il lago dove le efficaci Elisa Bossi, Marina Occhionero e Chiara Stoppa cercano se stesse in “Misurare il salto delle rane” di Carrozzeria Orfeo, il piastrellaio di Niccolò Fettarappa e Nicola Borghesi in “ Spettacolo italiano” che ci ricorda chi abbiamo dimenticato, la favola nera con protagonisti Virtuosa e Sacrestano, di “La fame” di Les Moustaches, spettacolo di grande e troppa ridondanza che, se accortamente bilanciato, potrebbe diventare un capolavoro, la bravura incandescente di Claudia Marsicano in “La diva” del Bataclan e quella melancnica di Anahì Traversi in “Bovary” di Stefano Cordella, l'analisi tra web e palcoscenico sulle chat erotiche e i sentimenti tra maschi in “Several Love’s Requests “ condotta da Pietro Angelini e Pietro Turano.
Poi per la loro curiosa e originale forma teatrale ci hanno incuriosito soprattutto due spettacoli : “Scatenare incendi” del Gruppo della Creta (che gestisce il teatro Basilica a Roma) su testo di Pier Lorenzo Pisano e “De/Frammentazione Di Dramma Assoluto” sulla drammaturgia di un altro Pisano, il napoletano Fabio, di ServomutoTeatro e Liberaimago con la regia di Michele Segreto.
“Scatenare incendi” si configura come una vera e propria serie da realizzarsi a teatro, di cui abbiamo visto una prima puntata a guisa di prova/ promo che gli spettatori vedono attraverso una sorta di “spezzato” che rinvia a uno schermo televisivo, in cui compaiono anche le variazioni atmosferiche.
Punteggiata da un continuo manifestarsi in scena da riferimenti alle “puntate precedenti” e alle “puntate successive”, pone al centro in un casale di campagna il primo compleanno di una bambina, intorno alla quale si muovono i suoi genitori, il fratello, la sorella e la madre della moglie, di cui piano piano vediamo delinearsi le caratterizzazioni. Ogni personaggio poi ha la possibilità di esprimere i propri sentimenti attraverso un monologo con tanto di microfono. Il momento che scombina il quadro familiare è la morte della piccola affidata alla sorella. Quello che vediamo è un'accorta analisi sul Tempo, posta in scena in modo realistico, assolutamente lineare, che si riverbera nello spettatore intorno alle possibilità drammaturgiche avvenute precedentemente e quali potrebbero essere poi nel tempo successivo, stimolandoci alla visione di ciò che è accaduto prima e di ciò che accadrà poi.
Anche “De/Frammentazione Di Dramma Assoluto “ ci racconta, anche se in modo assolutamente diverso, di im/possibilità, di come la vita spesso ci impone scelte a cui non sappiamo far fronte se non a discapito di chi ci sta intorno, mettendo in scena assolutamente non in modo realistico intorno a un semplice lungo tavolo, alcuni persone/ personaggi : “Uno” e “Moglie”, una coppia di sposi, e “Zero “, migliore amico di “Uno”: “Uno” non avendolo mai confessato è sterile e così propone a “Moglie” di concepire una figlia con “Zero”, per poi crescerlo insieme.... un “figlio” che nasce senza gambe..... “ Zero ” che muore forse ucciso da “ Marito” in scena.
Francesca Borriero, Michele Magni, Roberto Marinelli, intorno ad un tavolo, portano in scena (apparentemente) senza teatro, un teatro che invece ci pare profondo dove la parola è capace di restituire l'azione, nonostante l'assoluta finzione che pervade la scena. Una finzione totale accentuata poi dalle didascalie che muovono a turno e che ci portano a zonzo nel tempo dell'azione, capace però di farci immedesimare nelle loro fatiche, nei loro tormenti, capendo perfettamente le ragioni di ognuno dei loro personaggi, pur non convidendole, anche perchè nocive verso gli altri.
In tutte e due gli spettacoli dei Pisano la frammentazione proposta della realtà, ci aiuta, in modo originale, invece, a ricomporla la realtà in tutte le sue sfaccettature anche le più amare e difficili da raccontare.

MARIO BIANCHI





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