Ancora Amleto si chiederanno i miei 4 fedeli lettori ? Sí ancora Amleto!
In occasione del suo settantesimo anniversario Il Teatro Stabile di Torino ha infatti inaugurato la sua stagione con l’Amleto di William Shakespeare, riletto dalla regia di Leonardo Lidi e dalla traduzione e adattamento del giovane Diego Pleuteri, che abbiamo già rispettivamente amato per diversi altri allestimenti, il primo per i suoi Cechov, ma non solo, il secondo per “Madri” e “Come nei giorni migliori ". Amleto,
quanto mai ancora attuale in un mondo siffatto come il nostro, circondati come siamo dagli stessi nemici che circondavano lui, se non peggio, presi dagli stessi suoi dubbi, se non maggiori. Amleto, perché non ci stancheremo mai di rivederlo, di ripeterne i passi a memoria, ancora emozionandoci nel rivederli in scena in mille modi diversi, anche dopo
l’amatissima versione che ne aveva fatto Antonio Latella. In quella, la funzione degli attori che recitano l’uccisione del padre dí Amleto, faceva riferimento ai costumi di Strehler e Ronconi che ci sfilavano melanconicamente davanti, qui a Torino,
sono gli stessi spettatori ad incarnarli, alcuni dei quali, portati perfino in scena, segno inequivocabile della cifra artistica impressa allo spettacolo. In un palcoscenico, sin dal sipario, dominato da
un bianco smagliante che riflette la platea, ( le scene sono di Nicolas Bovey e i costumi di Aurora Damanti ) dove bianche sono le gradinate a forma di antica cavea su cui sono posti gli attori non ancora personaggi : tutto è bianco, poche volte interrotto dal
rosso del vestito di Claudio e dal velario in cui si ranicchia lo stolto Polonio, prima di essere ucciso come un topo ( del resto come si cita " Il Teatro è una perfetta trappola per topi" capace di svelare il sopruso dove si annida come avviene nella recita imbastita dal Principe di Danimarca),. La storia si dipana a forma di circo con Amleto, agghindato da Clown, con sul costume una grande V che
attesta i suoi compiti : la vendetta e la verità, Rosencrantz e Guildenstern simili a due prostitute, ma ecco che piano piano i personaggi si spogliano dei loro grotteschi vestiti, per ritornare ad essere semplicemente,
degli attori, loro, gli artefici massimi della verità , quella che solo il teatro con le sue parole ci può donare . “
Trattate bene gli attori” perché sono l’essenza di un’epoca “fa cantare Lidi a tutta la platea. Parole poste al pubblico da un trampolino che sporge dal proscenio, invadendo in modo significativo la platea. Commedia e tragedia insieme si mescolano,dove la tragedia risulta ancora più potente, innervata dal riso.
E così alla fine, nel palco invaso dalla morte, sarà Orazio ( uno stratosferico Christian La Rosa che utilizza magnificamente anche un fantoccio ( costruito e manipolato con l'aiuto di Damiano Zigrino e Silvia Fancelli nelle vesti del fantasma del padre di Amleto ucciso nel sonno a cui il teatro di figura dà forza autentica e misteriosa), a parlare, offrendo la sua voce a tutti gli altri personaggi. Encomiabili gli altri attori dallo “ stupefacente” Mario Pirrello nel ruolo di un Amleto, giocoso e irriverente che si trastulla con castelli di tela e scoregge, sino a Giuliana Vigogna (Ofelia) che intona rimembrando il suo impossibile amore “Dos gardenias” la canzone di Isolina Carrillo, Nicola Pannelli (Claudio), Ilaria Falini (Gertrude), Rosario Lisma (Polonio e il becchino) e Alfonso De Vreese (Laerte e Rosencrantz).
MARIO BIANCHI
FOTO DI LUIGI DE PALMA