Antonio Latella ritorna a Shakespeare, dopo il memorabile“Amleto” con Federica Rosellini nei panni del Principe di Danimarca , per confrontarsi con “Riccardo III”. E lo fa attraverso una nuova e fervida traduzione dovuta a Federico Bellini, adattata dallo stesso Bellini e da Latella, per mezzo della fida dramaturg Linda Dalisi. In scena come protagonista Vinicio Marchioni.
Riccardo di Gloucester, che il teatro ci ha abituato a vedere come un genio del male, brutto e sciancato e che adopera ogni arte maligna, fra raggiri, manipolazioni e omicidi per arrivare alpotere, all’inizio di questo allestimento ci appare invece persino benigno, così com’è di bianco vestito, nella scena costruita da Annelisa Zaccheria, quasi paradisiaca, sbucando da una specie di grande tronco di albero, tra rose e fiori evocanti lo stemma degli York , comunque in lotta per il potere con la fazione rivale dei Lancaster soppiantati da lì a poco dai Tudor.
È in questa specie di Eden che tuttavia il male si annida, e risulterà vincitore: e quindi non lasciamoci ingannare da tutta questa bellezza come di rimando farà Riccardo con le sue parole per tutte le quasi tre ore dello spettacolo, anche se davanti agli spettatori incombe sempre un’urna dal colore sanguigno a ricordarci la natura vera di Riccardo, che già subdolamente inizia con il suo elogio, così famoso da essere diventato proverbiale, che tributa al fratello Edoardo, divenuto re d’Inghilterra .
Ai lati, annidati sul fondale, vediamo con i loro costumi di scena gli attori, pronti all’occorrenza ad entrare in scena, a volte da soli, a volte tutti insieme e geometricamente allineati, mentre il silenzio è rotto dagli uccelli e dai loro cinguettii che vivono in quel Paradiso ma alla fine saranno così forti da stordire il nostro Riccardo. Edoardo IV, sta per morire e il nostro non si lascerà sfuggire come vedremo l’occasione di macchinare ogni possibile ignominia per prendersi il potere.
Così man mano i personaggi che attorniano Riccardo si fanno avanti e prendono la scena . E così anche,come da copione si dipana il famoso dialogo tra Riccardo e Lady Anna di Neville, vedova di Edoardo di Westminster, Principe di Galles, assassinato assieme al padre dal nostro candido protagonista ma che lei sposa nonostante tutto, irretita dalle sue parole. Ecco che poi siamo testimoni dell’ordine di uccidere il fratello, il Duca di Clarence , e quello che porterà all’assassinio dei figli di EdoardoIV per conquistare il trono, che vediamo in scena già adulti. Tutto con la connivenza della cerchia di accoliti che gli sta vicino, soprattutto del duca di Buckingham, Enrico Stafford, che più avanti ben capirà con chi ha a che fare.
Ma è
soprattutto l’universo femminile che invece lo smaschera continuamente rievocando i suoi e/orrori: insieme ad Anna, le due vedove regine, Elisabetta e Margherita, ancora in lutto per l’ultimo re dei Lancaster, e la Regina Madre, la più conscia di aver partorito un mostro.
Ma Riccardo non si schermisce affatto, anzi, e qui ci sembra la chiave principale dell’allestimento di Latella:
il nostro, ammettendo la sua natura, anzi glorificandola, si autodefinisce, con le sue parole, come il possibile baluardo di un male ben peggiore. Ciò avviene mellifluamente in ogni rapporto che instaura con chi si deve rapportare che attraverso l’uso accorto e subdolo delle parole riesce sempre a portare dalla sua parte.
È dunque la parola che nello spettacolo si erge come vincitrice, soprattutto nel momento più esemplificativo dello spettacolo , quando accese le luci della grande sala dello Strehler,
Vinicio Marchioni si rivolge direttamente in modo irruente al pubblico, riverberando il medesimo discorso con cui nell’opera di Shakespeare il suo personaggio si rivolge alle sue truppe, stimolandole a combattere il nemico straniero che stai invadendo l’Inghilterra,
chiaro riferimento contemporaneo al populismo imperante che anche oggi utilizza, le medesime carezzevoli parole, per ergersi a difesa della Patria, sempre poi per i propri interessi.Ancora dunque è la parola che si erge vincitrice, anche per la capacità di Vinicio Marchioni e di tutti gli interpreti di saperla veicolare al suo giusto senso.
Con lui nel cast Silvia Ajelli (Regina Elisabetta), Anna Coppola(Regina Madre/Duchessa di York), Giulia Mazzarino (lady Anna)Candida Neri (Regina Margherita), Stefano Patti (Buckingham),Annibale Pavone (che interpreta i personaggi di Clarence, ReEdoardo, Stanley ) Sebastian Luque Herrera, Luca Ingravalle,Andrea Sorrentino.
Per tutto lo spettacolo poi si aggira un personaggio che ci pare secondario ma che non lo è affatto . È infatti il personaggio del custode, interpretato da Flavio Capuzzo Dolcetta, a tirare le fila degli avvenimenti, che vuole garantire la sopravvivenza del giardino dell’Eden dove tutto è immerso, decidendo con la parola“AMEN” il personaggio che deve morire ( e come abbiamo visto sono tanti ) e che alla fine, per preservare tutto quel paradiso dall’orrore che gli si è parato innanzi, è costretto a uccidere tutti.
Si fa un po’ fatica, dobbiamo dire, a districarsi in tutte le troppe tracce che Latella dissemina nel suo spettacolo per accompagnarci in troppe direzioni che a volte ci disorientano. Nella prima parte sembrerebbe virare verso la commedia, a volte, nella disposizione degli attori, persino con venature operiste . Spesso poi statica la scena in uno spettacolo in cui come abbiamo detto sono i dialoghi a governare il tutto, anche se poi piano piano lo spettacolo riesce ricondurci alla più autentica e vera ossatura del discorso:quali siano le vere radici del male di cui ancora oggi il potere è imbevuto e che Shakespeare ancora oggi è capace di mostrarci.
MARIO BIANCHI
Le foto sono di Gianluca Pantaleo